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NO AL 41 BIS! 93esimo giorno di sciopero della fame per Alfredo

Al 93esimo giorno di sciopero della fame di Alfredo contro il regime di 41bis (a cui è sottoposto), l’ergastolo e il carcere ostativo, venerdì 20 gennaio alle ore 17 si apre una settimana di mobilitazioni con un appuntamento davanti al ministero di Giustizia a Roma (giardino di via Arenula) per avere aggiornamenti dagli avvocati sulla situazione di Alfredo e per organizzare le prossime iniziative.

Parlare di carcere e repressione non è mai facile. In particolare quando si attacca il regime 41 bis in quanto strumento di tortura ci si imbatte nel muro di silenzio eretto attorno al moloch dell’antimafia, che dal 2015 ha accorpato anche l’antiterrorismo. Dobbiamo riconoscere allo sciopero della fame di Alfredo, ai prigionieri che lo hanno sostenuto e alla mobilitazione internazionale iniziata in seguito al suo trasferimento in 41bis la capacità di aver fatto crollare questo muro di silenzio.

Gli ultimi 20 anni hanno visto un aumento esponenziale delle strategie repressive contro qualsiasi forma di protesta. Da migliaia di misure di prevenzione distribuite a tappeto tra sfruttate e sfruttati alle decine e decine di indagini per associazione sovversiva. L’appiattimento culturale e l’erosione delle politiche sociali ha prodotto un contesto acritico e indifferente, humus perfetto per la proliferazione di politiche securitarie. Questa macchina repressiva è cresciuta a dismisura, arrivando oggi a potersi permettere di definire “strage politica” un’azione esplosiva avvenuta in piena notte che non ha causato morti, o a condannare a 28 anni in primo grado un nostro compagno anarchico, Juan, accusato di un’azione simile. L’onda generata dal coraggioso gesto di Alfredo ci impone di provare a porre un freno a questa macchina. Dobbiamo e possiamo, ognuno con le proprie capacità, aprire delle crepe all’interno della narrazione giustizialista dominante.

Il carcere non è riformabile neanche quando parliamo dei singoli aspetti di un regime di tortura come il 41 bis.
Ogni dichiarazione di questi ultimi giorni, a seguito dell’arresto di Messina Denaro, dimostra quanto il regime democratico tenga ai suoi strumenti di tortura: la beatificazione dello stragista Dalla Chiesa, il valore del 41 bis per piegare i nemici pubblici, l’utilità dell’ergastolo ostativo per mettere in sicurezza la popolazione.
Con uno scossone oggi ogni attore è tornato al suo posto dimostrando che ogni revisione riformista si autoannulla.
Per questo è importante che le rivendicazioni di Alfredo contro il 41 bis e l’ergastolo non vengano personalizzate qui fuori, che non si parli di storture e che la critica sia radicale come quella che sta portando avanti lui con il suo sciopero della fame a oltranza.
Alfredo ha superato i 90 giorni di sciopero della fame, noi dobbiamo aumentare e dare maggiore forza alle mobilitazioni in corso.

Vorremmo che la presenza sotto al Ministero di giustizia servisse a questo: ad amplificare ulteriormente le rivendicazioni di Alfredo, ad aumentare la pressione nei confronti di coloro che hanno il potere decisionale.

Perché non permettere l’assassinio di Alfredo vuol dire muovere un piccolo passo verso una società che finalmente riesca a fare a meno delle galere.

Compagne e compagni

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Solidarietà a Lutzerath. Da Roma sostegno alla lotta di chi resiste da due anni

Lützerath è un piccolo villaggio in Germania che sorge accanto ad alcune delle più grandi miniere di carbone d’Europa. Rappresenta il vivido esempio dei crimini di cui è responsabile l’industria dei combustibili fossili in Germania, così come in tutto il mondo. Crimini contro l’ambiente e contro l’umanità: inquinamento sistemico ai danni ambientali, sfollamento delle comunità, omicidi di massa, campagne ingannevoli di greenwashing, crisi energetica.
Il progetto tedesco di allargamento del cratere della miniera dimostra come i villaggi e le loro popolazioni vengano cancellati dalla mappa e le persone continuino ad ammalarsi a causa dell’inquinamento da lignite (la tipologia di carbone maggiormente inquinante). Operazioni del genere si verificano in tutto il mondo, generando inondazioni mortali e ondate di calore, siccità e fallimenti dei raccolti, migrazioni climatiche, bollette energetiche alle stelle, malattie dovute all’inquinamento. Nonostante ciò le aziende produttrici di combustibili fossili non hanno intenzione di fermarsi.

A gennaio l’azienda energetica RWE ha deciso di voler distruggere il villaggio di Lützerath con l’aiuto del governo statale per procedere all’estrazione e alla lavorazione del carbone sottostante. Con l’azione di oggi, davanti all’ambasciata tedesca, intendiamo esprimere la nostra solidarietà a quanti resistono a Lutzerath e ne difendono il territorio; vogliamo ribadire che la lignite è la fonte energetica più dannosa per il clima e ricordare che l’area mineraria di Lützerath rappresenta una delle più grandi fonti di CO2 in Europa: una vera e propria bomba di carbonio che ci porta sempre più velocemente verso il disastro climatico.

Riteniamo che i piani di RWE per distruggere questo piccolo villaggio siano inaccettabili! E oggi siamo qui, così come nelle maggiori città europee, per continuare a ripetere che estrarre sempre più combustibili fossili dal suolo NON È una soluzione alla crisi energetica. Non è una soluzione in Germania (come dimostrano i dati) e non lo è da nessun’altra parte del pianeta.
Le aziende produttrici di combustibili fossili stanno alimentando e realizzando profitti record e la loro avidità ci sta portando sempre più a fondo nella crisi climatica.
È ora di chiederne conto!

L’Italia da un punto di vista finanziario è da ritenersi complice con investimenti di soldi pubblici tramite Cassa depositi e prestiti, Intesa San Paolo e Unicredit.
Intesa è il primo investitore italiano con 135 milioni di euro, e non poteva essere altrimenti da parte di quella che è diventata “la banca fossile italiana numero uno” con i suoi 6,4 miliardi di euro di finanziamenti destinati all’industria del fossile nel solo 2021!

Contro tutto questo ci si mobilita con una resistenza: centinaia di attivisti si oppongono alla distruzione, all’estrazione di combustibili fossili ed occupando ciò che resta del villaggio di Lützerath già da più di due anni. Hanno costruito case sugli alberi, capanne e impianti solari, ridando vita al luogo e dimostrando a tutti noi che una società solidale e giusta per il clima è possibile. Il governo statale nero-verde, insieme al governo federale e alla RWE, ha deciso di demolire il villaggio procedendo con lo sgombero imminente da metà gennaio. Ed è per questo che oggi il movimento chiede solidarietà e il nostro sostegno.

Sabato 14 gennaio, a Lützerath si svolgerà una manifestazione autorizzata a cui prenderanno parte diversi migliaia di persone e sarà presente anche l’attivista dei Fridays For Future Greta Thunberg. Mentre la repressione contro gli attivisti per il clima si fa sempre più forte, per noi diventa sempre più chiaro il messaggio: I veri criminali sono le aziende produttrici di combustibili fossili come RWE, che sfruttano in modo spietato il nostro pianeta, alimentano la crisi climatica e distruggendo i mezzi di sussistenza delle persone.

A Roma come climate strike decidiamo di prendere posizione e schierarci insieme agli attivisti che in questi 2 anni e mezzo hanno preso e dato vita all’occupazione di Lützerath, insieme a migliaia di persone e in solidarietà con la società civile globale per la giustizia climatica. A Lützerath si deciderà se la Germania darà il suo giusto contributo all’Accordo sul clima di Parigi.

Chiediamo l’eliminazione del carbone a livello nazionale e che questo sia compatibile con gli impegni presi dalla Germania in materia di protezione del clima.
Gli effetti del cambiamento climatico e dell’estrazione di combustibili fossili sono già sotto gli occhi di tutti!
Effetti che impattano in maniera più violenta sui Paesi che hanno contribuito meno alla crisi climatica.

Per un mondo giusto ed equo, abbiamo bisogno di giustizia climatica. Ciò significa porre fine alle nuove infrastrutture per il petrolio,carbone e il gas fossile, chiederne conto all’industria dei combustibili e accelerare una giusta transizione verso un’energia pulita e rinnovabile a basso costo/accessibile, in un modo che vada a beneficio delle comunità, dei lavoratori e del clima.

Instagram: https://www.instagram.com/luetzibleibt/
Twitter: https://twitter.com/LuetziBleibt
Telegram: https://t.me/luetzerathlebt

I comunicati stampa e rassegne stampa dell’occupazione sono qui: https://luetzerathlebt.info/presse-und-ressourcen/

Il sito web: https://luetzerathlebt.info/en/
Il tracker delle azioni: https://luetzerathlebt.info/en/ticker-en/

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Natale di lusso… pianeta al collasso!

Spegnete le luci e gli addobbi di natale, nascondetevi sotto al tavolo imbandito. Stiamo arrivando.

Se è così facile camminare nelle vie di plastica della nostra città vetrina in questi giorni di festa ed incontrare facce inebetite e sbavanti dall’eccesso delle merci, dalla mostra incessante di oggetti luccicanti di schifo, risulta sempre più complicato illuminare l’opaco, il buio che quelle luci nascondono, il ghigno malefico che quelle facce celano. È il ghigno di un sistema consumistico che crea le chilometriche discariche a cielo aperto nel deserto di Atacama in Cile, scarto delle catene produttive della fast fashion, o i buchi profondi e fangosi delle miniere di metalli e pietre preziose come quella di Diavik in Siberia orientale, che sventrano la terra dei Sud del mondo e i corpi di chi quelle terre le vive.

Non ci faremo imbrogliare da qualche fantoccio che rivendica il lusso green, con catene produttive più sostenibili. Non dimenticheremo in quell’occasione le immagini dei disastri ambientali e delle città industria degli schiavi contemporanei, prodotte da un sistema che a questo costo crea la vostra ricchezza. Il vostro privilegio è il parassita delle nostre forze produttive e vitali.

Alla vostra conservazione opponiamo le rivolte operaie alla Foxconn, al produttivismo il sabotaggio di massa contro i giganti del cemento a Marsiglia, alla mercificazione la moltiplicazione di feste selvagge nelle nostre città immobilizzate.

E mentre voi penserete a che gioiello regalare al partner impellicciato, o a che destinazione scegliere per il vostro viaggetto natalizio in località esotiche, noi cospireremo contro di voi e il vostro stile di vita per renderlo non più possibile, simbolo decadente di una storia già superata.

La vostra ricchezza e i vostri regali di lusso uccidono!

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PIKNIX – 17 dicembre 2022

Questa è una chiamata:
a chi suona, a chi balla, a chi lotta, a chi studia, a chi lavora, a chi abita, a chi occupa a partecipare al primo PIKNIX un picnic collettivo, libero e autogestito contro il nuovo articolo 633bis,  una mobilitazione festosa, favolosa, sovversiva e dissidente.

Emergenza dopo emergenza, governo dopo governo, decreto dopo decreto, si vogliono colpire gli spazi di libertà, di espressione, di socialità e di conflitto.

Il governo Meloni ha dichiarato guerra a chi non ha reddito, mostrando la faccia feroce contro le persone comuni, garantendo impunità a poteri forti e padroni.

È solo una variabile della violenza di Stato che colpisce le condizioni di vita di lavorator3, precar3, disoccupat3, che lascia morire in mare chi non è bianco e scappa da guerre e fame, che gioca sulla pelle delle persone non etero cis, che sgombera e sfratta spazi sociali e occupazioni abitative, che fa morire in carcere chi resiste a una legislazione di costante repressione.

Oggi è toccato ai rave ma da domani toccherà a chi occupa le scuole, le università, le fabbriche, le case, a chi sceglie di scendere in strada, a chi decide di lottare e a chi non ha altra scelta.

L’articolo 633bis rispecchia le logiche di un governo repressivo, corporativista, patriarcale che, guidato dal capitale, usa il suo potere normativo sulla sicurezza e la salute pubblica per incriminare tutto ciò che non può mercificare.

Contro questo decreto liberticida rispondiamo con un’azione di ripresa dello spazio pubblico, libera, autogestita e autoprodotta.

Contro la violenza di chi vuole mettere a profitto le nostre vite, i nostri desideri, la nostra voglia di liberazione.

Senza chiedere il permesso e parallelamente alle mobilitazioni di piazza di tante città italiane, il 17 dicembre a Roma rivendichiamo una TAZ, una zona temporaneamente autonoma, per riprenderci il nostro spazio e il nostro tempo.

PORTA IL TUO CIBO, LA TUA MUSICA, LA TUA ARTE, IL TUO CORPO, LA TUA FANTASIA

MEETING POINT:
ore 13 – metro circo massimo – roma

VADEMECUM:

NON DISCUTERE CON GLI SBIRRI: sei su un prato, fai un picnic e non stai facendo niente di male.

NON ISOLARTI: compattati con il resto delle persone. Se proveranno a intimidirci solo insieme possiamo assicurare lo svolgimento del PIKNIX.

NON PARLARE CON I GIORNALISTI: il PIKNIX è una manifestazione orizzontale e decentralizzata. Siamo noi il nostro media: approfitta del pic nic per metterti in rete.

NON PORTARE SIMBOLI DI PARTITO.

AIUTIAMOCI A TENERE PULITO: porta via i rifiuti. Ancora c’è bisogno di dircelo?

DIVERTITI MA NON TI ACCOLLARE. La riuscita del PIKNIX dipende da tutt3, anche da te!

#NO633bis #NOFasci #NO41bis #NOmolestie #NODiyNOparty

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WE SEE YOUR CRIMES – Stop alla guerra di Erdogan!

Questa mattina è stato sanzionato l’ufficio cultura dell’ambasciata turca, in piazza della Repubblica a Roma. Durante l’azione sono stati accessi fumi per simulare il vigliacco attacco del regime turco con armi chimiche illegali sulla popolazione del Rojava! Invitiamo a mobilitarsi per informare l’opinione pubblica sui crimini di guerra della stato fascista turco!
Riportiamo il comunicato di Defend Kurdistan Roma:

CONTRO L’USO DELLE ARMI CHIMICHE DA PARTE DELLA TURCHIA-YOUR SILENCE KILLS!

Dal 19 novembre 2022 la Turch14 sta bombardando il Rojava (Siria del Nord Est) e il Bashur (Kurdistan Iracheno) senza tregua, colpendo infrastrutture civili per distruggere qualsiasi tipo di servizio alla popolazione.

Ricordiamo Kobane come la città che, con la sua resistenza fatta di donne e uomini insieme sconfisse lo Stato Islamico. Le Unità di Protezione Popolare YPG e delle Donne YPJ divennero un simbolo di libertà e democrazia per tutto il mondo. Ora ci siamo scordate e scordati quanto sia importante difendere questo modello democratico. E’ giunta l’ora di iniziare ad attivarsi e a informarsi sulle atrocità che il sultano Erd0g4n sta compiendo nei territori dell’Amministrazione Autonoma.

Nei bombardamenti, che stanno costando la vita a tantissime persone, oltre ad aerei da guerra e droni UAV, gli aeromobili a pilotaggio remoto, la Turchi4 utilizza armi chimiche. Questa tipologia di armi provoca una morte atroce e il suo utilizzo è vietato dalla Convenzione sulle Armi Chimiche stilata nel 1993 da ben 194 Stati.

Il 26 ottobre scorso Şebnem Korur Fincancı, presidentessa del Consiglio centrale dell’Associazione medica turca (TTB), è stata arrestata ad Ankar4, pochi giorni dopo aver affermato che gli attacchi con armi chimiche dello Stato turco dovrebbero essere indagati. Nel carcere di Diyarbakir, nel Kurdistan inghiottito dalla Turch1a, tre detenuti hanno iniziato uno sciopero della fame di protesta contro l’uso di queste armi.

Inoltre la Turch1a stessa amette l’uso di armi chimiche, il Ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha apertamente riconosciuto nel Parlamento turco l’uso di gas lacrimogeni illegali durante un’operazione militare contro il PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) nell’Iraq settentrionale. Sono state fatte indagini dall’ IPPNW (Organizzazione internazionale dei fisici per la prevenzione delle armi nucleari)riguardo questa situazione, ma purtroppo a causa dell’ostracismo degli stati nazione coinvolti è sempre molto difficile accedere ai luoghi dove sono stati compiuti gli attacchi.

Finora sappiamo che viene usato fosforo bianco, gas nervino e cloro. Dobbiamo dire basta a questi massacri e iniziare ad avere consapevolezza di ciò che accade senza chiudere gli occhi, Erd0g4n è un massacratore, un avido dittatore sanguinario, non il salvatore che dipingono i media in rapporto alla guerra in Ucraina, non stiamo in silenzio!

Serkeftin!

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BLOCCATO IL CHECK-IN DELLA TURKISH AIRLINES A FIUMICINO CONTRO L’AGGRESSIONE TURCA AL ROJAVA

Questa mattina all’aeroporto di Fiumicino la comunità curda insieme a tantə solidalə ha bloccato il check in della Turkish Airlines per protestare contro il genocidio che Erdogan con la complicità degli stati occidentali sta compiendo nei confronti del popolo curdo e della rivoluzione del Rojava, alimentando la diffusione dei terroristi jihadisti nei territori liberati dalla rivoluzione. Clicca per ascoltare le corrispondenze dell3 compagn3 che si trovano in Rojava. Per rimanere aggiornatə (in inglese) segui il canale telegram Nûçe Ciwan.
Davanti all’ennesimo attacco che la Turchia sta portando avanti contro il confederalismo democratico e la rivoluzione delle donne, davanti alla complicità che Erdogan porta avanti con l’Isis, non possiamo restare a guardare.

COMUNICATO STAMPA del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK): fermiamo l’aggressione militare turca contro il Kurdistan!

Il 20 novembre a mezzanotte, aerei da guerra turchi hanno iniziato a bombardare ospedali, scuole e altri obiettivi civili dentro e intorno a Kobanê, compreso il villaggio di Belûniyê a Shahba, a sud-ovest di Kobanê, che ora è popolato da sfollati curdi di Afrin, così come il villaggio di Teqil Beqil vicino a Qerecox a Dêrik nella parte orientale della regione autonoma della Siria settentrionale e orientale. Aerei da guerra turchi hanno preso di mira anche il deposito di grano nella regione di Dahir al-Arab vicino a Zirgan e le aree dei monti Qendil e dei monti Asos nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale).

L’attacco terroristico a Taksim, Istanbul, il 13 novembre, è stato pianificato ed eseguito dal regime turco AKP-MHP al potere per fornire un pretesto per questi bombardamenti mortali. Senza alcuna indagine, il regime turco ha accusato di questo attacco le Unità di protezione del popolo (YPG), le Unità di protezione delle donne (YPJ) e il Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). Nonostante l’immediato e veemente rifiuto di questa accusa infondata da parte delle Forze democratiche siriane (SDF, l’organizzazione ombrello che comprende YPG e YPJ) e del PKK, il ministro dell’Interno turco Süleyman Soylu, che ha una lunga storia di ostilità contro il popolo curdo, continua a predicare questa falsità per conto dello stato turco.

Ancora una volta, lo stato turco sta lanciando una campagna di aggressione non provocata contro i curdi per distrarre dai vari problemi della Turchia dopo due decenni di governo incontrollato di Recep Tayyip Erdogan e dell’AKP. Dal 17 aprile, il regime di Erdogan ha ripetutamente attaccato postazioni di guerriglieri curdi nel Kurdistan meridionale, utilizzando armi chimiche vietate più di 2.700 volte. Tuttavia, lo stato turco non ha ottenuto nulla con questi attacchi e le forze turche hanno bruciato i corpi dei propri soldati per oscurare l’entità delle loro perdite. Con il recente attacco sotto falsa bandiera a Taksim, Erdogan e l’AKP-MHP sperano di distrarre ulteriormente dalla loro sconfitta nel Kurdistan meridionale e fornire una giustificazione per la loro guerra intensificata contro i curdi in Rojava/Siria settentrionale e orientale.

Il regime fatiscente di Erdogan può rimanere al potere solo sconfiggendo la storica resistenza del popolo curdo alla sua occupazione neo-ottomana del Kurdistan. Con l’attentato a Taksim, Erdogan sperava di presentare la Turchia come vittima del terrorismo perpetrato dai curdi per ottenere il via libera per un attacco al Rojava al vertice del G20 a Bali, e sembra esserci riuscito, visto che il turco Il regime non è in grado di intraprendere questi attacchi senza l’approvazione della Global Coalition to Defeat ISIS, in particolare degli Stati Uniti.

Se la Global Coalition to Defeat ISIS è contraria a questa guerra illegale, allora i suoi membri devono immediatamente compiere passi decisi attraverso misure economiche, politiche, diplomatiche e legali per costringere la Turchia a rispettare il diritto internazionale. In caso contrario, si assumeranno anche la responsabilità delle conseguenze del terrorismo di stato turco contro il popolo curdo e gli altri popoli della Siria settentrionale e orientale.

Chiediamo quindi alle Nazioni Unite, alla Global Coalition to Defeat ISIS, all’Unione Europea e agli Stati Uniti di costringere i loro partner a rispettare i propri obblighi legali.

Consiglio esecutivo del Congresso nazionale del Kurdistan (KNK)
20.11.2022

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SANZIONIAMO IL LUSSO!

Stamattina abbiamo occupato e sanzionato il terminal dei jet privati di Ciampino, luogo di ingiustizia sociale e climatica.

Il 35% dei voli di Ciampino su base settimanale sono jet privati con un impatto ecologico e acustico pesantissimo in tutto il quadrante sudest di Roma.

In Europa il 50% della Co2 emessa dall’aviazione è da attribuire all’1% più ricco della popolazione che si sposta su jet privati. Un volo su 5 è costituito da tratte inferiori a 30 min di durata, dei quali il 70 % sono viaggi di piacere.

In Italia in un anno è stata calcolato che i jet privati emettono tanta Co2 quanta quella prodotta da quasi 20.000 persone che si spostano in auto, aerei di linea e mezzi pubblici.

Questo è insostenibile da ogni punto di vista: sociale, ecologico, umano. Un disastro sistemico di cui l’élite economica e politica di questo paese è responsabile e mandante.

 

Oggi finisce la COP27 (La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) in Egitto, uno strumento governativo strutturalmente inefficace e dannoso. Un vertice dominato da sponsor come Coca Cola e da lobby del fossile prostrate a difendere un sistema estrattivista e sfruttatore che sta portando il pianeta al collasso ecosistemico.

Quest’anno il vertice è ospitato da un paese governato da un dittatore che reprime in modo violento qualunque dissenso o conflitto, colluso con i governi occidentali. Come se non bastasse i potenti del mondo sono giunti a Sharm El Sheikh per parlare di crisi ecologica su circa 400 jet privati che emettono la stessa CO2 di 15.000 europei in un anno.

 

A questo vertice e al suo fallimento strutturale opponiamo un modello di affrontare la crisi climatica che sia alternativo e antagonista al modello Cop: una rivoluzione ecologista costruita dal basso, intrecciata indissolubilmente con una lotta di classe quanto mai necessaria per far fronte al carovita prodotto dalle crisi.  Agiamo affinché i sanzionamenti si moltiplichino, si replichino e si diversifichino, e perché “Sanzioniamo il lusso” diventi una pratica diffusa di lotta.

“Sanzioniamo il lusso” intende esplicitare la dinamica estrattivista e colonialista che regge gli stili di vita delle classi agiate dei Nord Globali e per questo non rimarremo a guardare nonostante la tendenza politica repressiva e autoritaria confermata dal nuovo governo.

SEMINIAMO CONFLITTI PERCHÉ FINE DEL MONDO E FINE DEL MESE SONO LA STESSA LOTTA

ROMA CLIMATE STRIKE

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RUTTO SUL LUSSO!

Nelle ultime mattine qua a Roma ricchi, riccastri e padroncini hanno avuto un risveglio meno comodo del solito.

Uno spettro si aggira per la città, si è intrufolato nei luoghi del lusso cittadino, nei quartieri alti in cui mai mettiamo piede, nelle Università private vicine a Confindustria, e gli ha mostrato tutta la loro bruttezza.

Sanzioniamo il lusso!

Sulla scia delle molte azioni portate avanti dal movimento in Europa, dallo sgonfiamento dei Suv, al blocco dei Jet privati, Roma si attiva nel sanzionare il lusso e nel metterlo a critica come modo di vita insostenibile per il pianeta e per i popoli. Davanti le immagini dei disastri climatici che hanno colpito il Pakistan, l’Indonesia, che hanno creato la siccità in Piemonte, e devastato le foreste delle Dolomiti, il lusso e lo sfoggio spudorato della ricchezza appaiono insopportabili e nel loro lato predatorio e mortifero.

Dai negozi di alta moda del centro, ai macchinoni di lusso responsabili di enormi emissioni di CO2, dalla Università privata Luiss in mano alle elite economiche della città, alle grandi banche di investimento privato che finanziano le aziende del fossile, appare una Roma solo per pochi che alimenta lo sfruttamento sul lavoro, ci ruba lo spazio vitale, e sottrae risorse ai popoli e alle terre del Sud globale, portando il pianeta alla crisi ecosistemica.

Di tutto questo ne abbiamo abbastanza. Saremo noi il vostro rischio d’impresa. Saremo noi a bloccare e ad impedire che le vostre vite di lusso portino al collasso il pianeta.

VOSTRO IL LUSSO NOSTRO IL COLLASSO
FINE DEL MONDO, FINE DEL MESE, STESSA LOTTA

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#Makethempay, è arrivato il momento.

Sanziona il lusso!

Attivist3 ecologist3 di tutto il continente stanno rimettendo al centro della lotta al collasso ecosistemico l’ingiustizia sociale di questa crisi. Ci uniamo ai tanti sanzionamenti al lusso che stanno invadendo luoghi simbolo dell’assurdità dei consumi dell’1% della popolazione mondiale, luoghi simbolo di uno stile di vita che mangia le risorse di tutt3.

#Eattherich! Questo hanno detto ad Amsterdam le centinaia di attivist3 che hanno bloccato la partenza dei jet privati nell’aeroporto Olandese o successivamente durante un blocco a Milano Linate.

Mentre nell’estate più fresca dei prossimi anni la siccità affliggeva il nostro continente e l’acqua veniva razionata, alcuni campi da golf francesi sono stati lo scenario di un altro sanzionamento: durante la notte sono state cementate le buche per reclamare l’insopportabile spreco d’acqua riservato allo sport di pochi.

E in questo autunno, in cui il caro vita opprime le esistenze di molte persone, è approdata in Italia la pratica dello sgonfiamento delle ruote dei Suv che il collettivo SuVversivə ha indirizzato agli abitanti dei quartieri bene di Torino ispirandosi ai Tyre Extinguishers del nord Europa.

È stato chiaro anche a Napoli che non è più accettabile la disuguaglianza sociale i cui simboli sono esposti nelle vetrine dello shopping di lusso che l3 compagn3 in corteo GKN, Disoccupati 7 novembre e Laboratorio Iskra hanno sanzionato lo scorso 5 novembre.

Ci meritiamo una vita bella, come dicono l3 student3 di Bologna, che qualche giorno fa hanno sanzionato SAPORI&DINTORNI.

È arrivato il momento che siano loro a pagare e di riappropriarci di quello che spetta a tutt3.

FINE DEL MONDO, FINE DEL MESE, STESSA LOTTA

Amsterdam
Milano Linate
Campi da golf francesi
Tyre extinguishers
Napoli
Bologna

 

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Tutt3 odiano la Cop, tranne i potenti.

Non deleghiamo il nostro futuro: rivoltiamoci contro il presente!

Da una settimana è in corso la ventisettesima Conferenza delle parti (Cop 27), che quest’anno si tiene a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Fin dalla loro creazione, le Cop si sono configuarate come i principali strumenti internazionali di gestione dall’alto dei cambiamenti climatici e della crisi ecologica, dove governi, organizzazioni e rappresentanti delle imprese si incontrano per fare un punto sul proseguire della crisi.

Come da anni i movimenti ecologisti e sociali sostengono, però, ciò che dovrebbe rappresentare la soluzione, è invece buona parte del problema.

In questa edizione è particolarmente evidente come il modello Cop, e in generale la gestione nazionale e internazionale della crisi climatica, proceda strutturalmente astraendo la giustizia climatica da quella sociale, attraverso un’abile operazione di greenwashing. Non a caso è stato scelto l’Egitto come paese ospitante: il regime di Al-Sisi garantisce a governi e multinazionali riuniti nei resort affacciati sul Mar Rosso di discutere su come tutelare al meglio i propri profitti. Il governo egiziano, al contempo, impone al paese una violentissima repressione del dissenso politico, come più volte denunciato da attivistə locali e non. L‘uso costante della tortura fisica e psicologica nelle carceri, delle sparizioni e della violenza poliziesca, garantisce alle multinazionali di guadagnare indisturbate miliardi nel territorio egiziano, come fa Eni nel giacimento di Zohr.

Protesta a Sharm el-Sheikh con fazzoletto alla bocca per rimarcare l’impossibilità di parola imposta con la violenza dal governo egiziano
La gestione della crisi climatica, nella transizione dall’alto decantata dai potenti, va di pari passo con la repressione delle più basiche libertà individuali e collettive e dei diritti umani. E non è solo il caso dell’Egitto: anche in Italia si procede a passo spedito verso una gestione sempre più brutale delle tensioni sociali, inasprendo le pene e continuando ad applicare regimi detentivi di tortura come il 41 bis.
In linea con questo, la presenza di Meloni alla Cop27 non sta facendo altro che consolidare una strategia già largamente utilizzata: i politici, infatti, si arrogano la legittimità di creare un immaginario e una retorica per la quale si fanno fintamente carico della crisi ecologica, pretendendosi completamente slegati -e spesso in controtendenza- dagli interventi che operano sulla realtà tragica della crisi ecologica, verso la quale agiscono invece in modo repressivo e tutelante dello status quo. E’ così, quindi, che Meloni millanta una riduzione del 55% delle emissioni italiane entro il 2030, mentre tra i primi atti del nuovo governo c’è stata l’abolizione del divieto di estrazione offshore entro le 12 miglia marine.

Questa concezione di ecologismo classista, coloniale e nemico della giustizia sociale ha i piedi d’argilla e le ore contate.

E’ evidente, infatti, come le Cop utilizzino degli strumenti di risoluzione della crisi strutturalmente inefficaci, o meglio peggiorativi. La logica di governo della crisi climatica ripropone gli elementi che storicamente l’hanno generata: la finanza è lo strumento principale, in quanto vengono utilizzati diffusamente meccanismi di disincentivo economico e compravendita delle emissioni.

Esempio di questo è il modello proposto dagli Stati Uniti in questa Cop, l’Energy Transition Accelerator. Si tratta di un accordo in cui, con la stretta collaborazione delle fondazioni (la Rockefeller Foundation e il Bezos Earth Fund) gestite da due tra le più aggressive multinazionali estrattiviste, si permetterebbe al capitalismo fossile di continuare a devastare ed inquinare il globo in cambio di progetti “sostenibili” nei paesi del sud del mondo, progetti che fin troppo spesso si sono rivelati semplicemente l’ultima frontiera coloniale della green economy.

In questo modo, si continua a porre la finanza come principale strumento di governo della crisi climatica (e la polizia a tutela del suo meccanismo), riproponendo la grottesca idea della sua bontà intrinseca che secoli di crisi cicliche e ingiustizie hanno semplicemente sbugiardato.

L‘onnipotenza del mercato, la difesa violenta della sua logica, la concentrazione dei capitali sono generatori e garanti delle crisi che stiamo vivendo oggi. Emblematica della ristrettezza di vedute, del classismo e, in ultima analisi, dell’ ipocrisia del sistema Cop, è l’enorme mole di inquinanti emessa dai lussuosi jet privati su cui viaggiano le delegazioni dei vari paesi.
Le Cop rappresentano un tentativo disperato di conservazione da parte di una classe dirigente che costituisce una nuova aristocrazia mondiale. A fronte di questo, abbiamo bisogno di agire e portare avanti un cambiamento radicale. Un cambiamento di questo tipo non può avvenire delegando alle élite il governo della crisi climatica ma, al contrario, delegittimando, sabotando e distruggendo questa élite e i suoi profitti.

L’alternativa radicale, veramente collettiva e dal basso al sistema Cop sta nei corpi di chi si ribella. Non c’è più aria per le chiacchiere!