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Roma brucia, le istituzioni tacciono, la polizia sgombera. Berta resiste!

A due mesi dalla rioccupazione, questa mattina la Laboratoria Ecologista Transfemminista Berta Càceres, in Via della Caffarella 13, è stata sgomberata dalla polizia per ordine del Tribunale di Roma.

Questo pomeriggio alle ore 17:30 ci ritroveremo sotto la sede della Regione Lazio, responsabile politico di questo sgombero, per poi muoverci insieme, nelle strade della Garbatella, per raggiungere il Ministero della Transizione Ecologica, responsabile politico della totale incapacità di affrontare seriamente le conseguenze drammatiche e visibili della crisi climatica ed ecologica.

Come ben sapete, il 7 maggio abbiamo rioccupato via della Caffarella 13 e così abbiamo riaperto lo spazio a tutta la comunità. Da allora abbiamo organizzato decine di iniziative di ogni tipo, partecipando a mobilitazioni cittadine e nazionali e riportando la crisi ecologica al centro dell’attenzione metropolitana.

Attorno a noi tutto continua a dimostrare che abbiamo tristemente ragione: la crisi ecologica e sociale che viviamo è spaventosa. I danni all’agricoltura, le montagne prive di neve, i fiumi in secca e le temperature in drammatico aumento ci dimostrano quanto sia urgente riflettere e agire per salvare il pianeta dalla catastrofe climatica. Una crisi che non può essere più negata, basti pensare al disastro della Marmolada, e che viene capitalizzata sulla pelle delle persone che ogni giorno devono lottare per sopravvivere in questa società. 

Liberando Villa Greco abbiamo anche riaperto il problema politico della gestione del patrimonio pubblico cittadino, di quale sia la visione di esso che ne hanno le istituzioni e di quale progettualità ci possa essere a riguardo. Occupare Villa Greco è stato fatto anche per salvare un pezzo del parco della Caffarella dall’ennesima speculazione da parte del capitale finanziario a scapito del bene pubblico.

Vendere il patrimonio pubblico per fare cassa significa sottrarre a chi vive la città spazi di relazione e di confronto che siano liberi dalla logica mercificatoria, privatistica e mortifera del capitalismo. Significa permettere alla proprietà privata e alle sue forme distorte provocate dalla finanziarizzazione del mercato immobiliare, non solo di fare profitti, ma di dettare le regole del gioco in modo autoritario. 

Chi c’è dietro la finanziarizzazione? Sostanzialmente c’è la dematerializzazione del bene immobile, del senso stesso di proprietà, al fine di rendere il tutto impalpabile e inafferrabile, suppostamente governato solo dalle invisibili leggi del mercato.

Non conosciamo il vostro progetto rispetto a Villa Greco, pensiamo che semplicemente non ne abbiate uno, e che crediate che banalmente è meglio lasciar scorrere la situazione attuale. Sgomberando avete scelto di lasciare che tutto scorra, anche se questo significa destinare quell’immobile all’abbandono, o alla trasformazione in villini di pregio o in un club sportivo privato.

 

L’analogia con l’approccio delle istituzioni alla crisi ecologica è evidente. Sappiamo che è necessario in breve tempo fare a meno del fossile, investire in modo sistematico sul trasporto pubblico, ridurre i consumi, impedire quelli di lusso responsabili di gran parte delle emissioni di gas climalteranti, difendere il bene idrico sottraendolo alle multiutility e riparare le perdite negli acquedotti, ridurre la produzione di rifiuti con una raccolta porta a porta sistematica e cogliere l’occasione per un cambio di rotta in senso redistributivo e di giustizia sociale.

Invece quello che viene fatto sono di solito proclami vuoti: si pianta qualche alberello, qualche orto urbano, si dipinge con fantasmagoriche vernice anti smog, e nel frattempo tutto prosegue come prima e peggio di prima, tra inceneritori, acquedotti-colabrodo,  finanziamenti e favoritismi di ogni tipo all’industria del fossile.

Berta Caceres, che ci ispira fin dalla nascita del collettivo, diceva che la rivoluzione doveva essere totale, non c’era mediazione possibile. Siamo entrati in via della Caffarella 13 il 6 marzo perché crediamo questo e continueremo a crederci senza mediazioni né compromessi.

Questo sgombero dimostra come abbiate deciso di porvi a difesa del capitale finanziario, sottraendovi al confronto politico e delegando alla Questura e al tribunale la “gestione” della crisi sociale ed ecologica in atto.

 

Ma sappiate che anche se ci avete sgomberate, noi continueremo a portare conflitto in questa città e ad attraversare con ancora più rabbia le mobilitazioni a livello nazionale e internazionale. 

Invitamo tuttu  a raggiungerci sotto la Regione: la rivoluzione ecologista non si sgombera.