La Laboratoria Ecologista Autogestita Berta Cáceres sta per compiere la sua prima settimana di vita. Una settimana intensa, durante la quale il nuovo spazio liberato è stato pulito, abbellito, attraversato da centinaia di persone che hanno preso parte a decine di iniziative. Il tutto intorno ai temi della giustizia sociale e ambientale, che oggi si intrecciano anche con una guerra in corso, sui quali ci si confronta e che si cercano di mettere in pratica, anche nella precarietà di una nuova occupazione.
La L.E.A. Berta Cáceres è infatti ancora precario, con minacce di sgombero, fomentate da alcuni giornali, che vengono richieste da alcune forze politiche. Evidentemente c’è chi pensa sia meglio lasciare uno spazio del genere all’abbandono come avvenuto in questi 10 anni.
La pensano diversamente le decine di realtà che hanno aderito all’appello lanciato dalla Laboratoria, per chiedere l’immediata apertura di un tavolo istituzionale con Regione, Municipio e Comune, nel quale discutere il futuro di questo luogo e del progetto “Berta Cáceres”.
Una richiesta che ha già incassato due risposte positive. Il Capo di Gabinetto del Sindaco di Roma ha risposto via mail, dando la propria disponibilità a partecipare al tavolo, e il Presidente del Municipio VIII, Amedeo Ciaccheri, ha incontrato oggi una delegazione della nuova occupazione, per esprimere la stessa disponibilità, auspicando che il tavolo venga convocato presto.
Ci sembrano segnali incoraggianti, che confermano come questa occupazione abbia colto nel segno, nel denunciare l’abbandono di uno spazio come tanti altri nella città di Roma, e rivendicando la necessità di un luogo in cui affrontare i temi urgenti del nostro tempo, a partire dalla crisi ecologica in corso.
Ora tocca alla terza istituzione esprimersi, la regione Lazio. Nei primi giorni dell’occupazione è stato a più volte detto che l’edificio in via caffarella 13 fosse stato ceduto dalla regione alla società di gestione immobiliaria invimit, di proprietà del MEF.
Abbiamo finalmente chiarito che non è così, più semplicemente è stato passato ad un fondo immobiliare di proprietà al 70% della regione stessa, al 30% da un fondo di fondi controllato da invimit, società di gestione del mef. Un motivo in più per chiedere di interrompere la messa all’asta e tutelare lo spazio.
Aspettiamo con urgenza che venga convocato pertanto il tavolo dall’ente regionale.
Nel frattempo ribadiamo il nostro intento a proseguire con le attività, con la programmazione che ha già portato tante persone a frequentare la laboratoria.
La lotta ecologista continua!