IL VOSTRO LUSSO CI LASCIA A SECCO
Siamo oggi entrat3 come animal3 assetat3 nel campo dell’Olgiata Golf Club di Roma, per denunciare un luogo che è simbolo storico di potere, ricchezza e di abuso della risorsa idrica. Abbiamo collocato piantine nelle buche del green e costruito un orto anticapitalista per riappropriarci simbolicamente di questo pezzo di terra.
Un campo da golf come questo consuma in media 2000 metri cubi di acqua al giorno, il consumo medio di un paese di 8000 abitanti, una quantità che è sufficiente alla produzione di 2 tonnellate di grano.
I campi da golf in prossimità delle coste aggravano i processi di salinizzazione delle falde acquifere.
I pesticidi utilizzati sono un ulteriore fattore di inquinamento di falda con conseguenze sulla flora e sulla fauna. I campi da golf, infine, sottraggono terreni potenzialmente agricoli o forestali -qui infatti vi era un parco prima della costruzione-, possono interrompere naturali vie idrologiche, con rischi di inondazione e portano alla bonifica forzata di aree umide che bisognerebbe al contrario proteggere.
Spesso i campi da golf sono visti come volano di turismo elitario e pertanto a volte finanziati anche dall’erario pubblico per le strutture ricettive.
In Italia oggi ci sono 303 campi da golf come questo per un totale di circa 300.000 ettari di terra sottratti alla collettività.
Siamo oggi in questa fortezza impenetrabile e protetta da security e telecamere, chiusa al mondo per difendere il suo privilegio, perché crediamo che il costo della crisi climatica ed ecosistemica che stiamo vivendo debba pagarlo chi l’ha provocata, quel 10% della popolazione mondiale che produce il 52% delle emissioni climalteranti con il suo consumo e la sua ricchezza.
Siamo qui perché la gestione del bene idrico diventa una linea di demarcazione attraverso la quale si accentuano la disparità di classe e l’ingiustizia sociale. Disporre di acqua in quantità e qualità maggiori diviene obiettivo primario della classe dominante, mentre le ripercussioni sociali, sanitarie e umane sono sempre più gravi per chi invece di quel bene non può disporre in quantitativi minimi vitali.
La messa a profitto e l’estrazione incontrollata dell’acqua si concretizzano nel suo utilizzo in grandi quantità per alimentare grandi opere inutili e dannose -dal TAV agli inceneritori- e nel suo spreco per il lusso di campi da golf come questo. Difendere l’acqua come bene comune da ridistribuire e lottare per una sua gestione comunitaria ed ecologica diventa pertanto oggi più che mai una forma di lotta anticapitalista ed ecologista al tempo stesso.
Davanti ad un governo fascista che incondizionatamente favorisce l’elìte economica, l’alternativa per noi è la lotta ecologista.
Che terra e acqua si sollevino contro l’estrattivismo capitalista.
Non dormirete sonni tranquilli
Roma Climate Strike